Una volta al mese, si aprirà questa porta; qui vi racconteremo qualcosa di noi, quello che abita nelle nostre Stanze, ciò che dà luce e calore
La mano sulla maniglia, uno spiraglio che si apre… in questo inizio d'estate, la stagione dell'Entusiasmo, procediamo senza Inciampi, guardiamo le stelle ed esaudiamo i Bi-Sogni, seminiamo Parole che scaldano il Cuore perché possa germogliare l'Incanto in una stanza tutta per Noi…
Tra queste righe troverete Noi….visionarie nella vita e rivoluzionarie nell'arte …. diversamente declinate “cuciamo” con cura gesti e parole, suoni e segni tessendo relazioni per rammendare bisogni e ricamare sogni.
In questo numero:
🏠la stanza dell’entusiasmo
🏠la stanza degli inciampi
🏠la stanza dei bi-sogni (sognare al quadrato è possibile)
🏠la stanza delle parole
🏠la stanza del cuore
🏠la stanza dell'incanto
Quindi iniziAmo ….
LA STANZA DELL’ENTUSIASMO
ἐνθουσιασμός ἐν (en, "dentro"), θεός(theós, "dio") e οὐσία (ousía, "essenza"), "avere qualcosa di Dio dentro"
Giugno si infila lento e lucente In giornate infinite con passo caldo e suadente.
Giugno alleggerisce il peso dei nostri vestiti fino a ridurli a dettagli freschi e trasparenti.
Gli occhi inebriati e storditi dalla luce si riparano all'ombra di una chioma d'albero oppure come i miei si nascondono tutto il tempo dietro un paio di occhiali....da sole....ma pur sempre occhiali...
Mi presento sono Laura Tarquini, di professione ORTOTTISTA.
Un orto che???
Tante volte mi sono sentita rivolgere questa domanda, perché in effetti pochi sanno chi è e di cosa si occupi un ortottista.
Di denti? Di ossa? E invece mi occupo di occhi... della visione binoculare, di strabismo, di muscoli oculari e diplopia, di prismi, di molti esami diagnostici, di ipovedenti e di riabilitazione nei bambini e negli adulti di occhi pigri ed indolenti...
Una professione un pochino particolare Voi direte.
In effetti lo è.
È difficile da spiegare quanto è bella da praticare.
Perché tutelare la vista è un compito molto importante.
La visione lo è ancora di più perché è la vista a braccetto con le idee.
Ecco sono un ortottista moschettiere a servizio presso l Ospedale di Livorno e nel territorio ATNO dal 2004.
Le mie passioni da sempre sono l 'Arte e l' erboristeria.
Adoro bere il tè verde giapponese ed il vino nobile di Montepulciano.
Sono così tanto interista da essere stata battezzata da mio fratello come "la figlia segreta di Karl Heinz Rummenigge".
Sono molto pragmatica e mi piace così tanto tradurre in pratica concetti teorici da raccogliere piante e fiori per poi divertirmi a farne cosmetici.
Ho un animo da bambina, ho un eterna bambina senza pelle che saltella canta e scorrazza libera dentro di me.
Non sempre è facile contenerla e ricondurla per via di questo suo inesauribile ed incandescente entusiasmo.
Quando sono entrata per la prima volta dentro "Le Stanze del Sé" ho sentito ed ho capito dal primo istante di trovarmi in un luogo speciale, in uno spazio adatto ad accogliere me e la mia eterna bambina.
Una stanza dove corpo, anima e mente potevano esprimersi senza giudizio ed in totale benessere.
E mi sono innamorata di questa associazione e di tutti i suoi progetti.
Di Michela e della sua Treccialunga, di Viviana dal naso rosso e di Silvia Matrioska.
Sono grata a "Le Stanze del Sé" perché qui ricevo sempre molto di più di quello che offro.
Credo profondamente come diceva Leopardi "nella social catena"
La socialità vera e solidale non si puo trovare tra i commenti di un social.
I bisogni interiori, la bellezza e le ferite si lasciano nutrire e toccare meglio attraverso l espressione di sé, e le arti da sempre sono lo strumento di espressione piu vicino e profondo per l'uomo.
Ecco che nelle "Stanze del Sé" si snodano passioni di storie di danza e di poesia di musica ed arte, laboratori come ambulatori che offrono cure delicate e potenti come un balsamo.
La vera condivisione si manifesta solo fisicamente tra le persone, attraverso un gesto o un movimento del corpo oppure nell’espressione di una parola o di un suono oppure semplicemente di uno sguardo dell'altro, dove cerchiamo sempre quel qualcosa di noi che ci rende diversi ma simili.
Cerco un sguardo per essere visto, e poi magari tornare a vedere con un punto di vista nuovo.
Quindi da brava ortottista moschettiera sostengo e difendo la "visione" della mia associazione perché così come la vista è unica, rara e preziosa.
Per stare bene con noi e tra di noi in questo mondo
Dentro le nostre stanze “Le Stanze del Sé ".
Vi aspetto …… Laura
Opera - Joan Miró i Ferrà Dancer, 1925
LA STANZA DEGLI INCIAMPI
Inciampo, una parola su cui sostare.
Brevemente sostare
Altrimenti diventa cadere.
Inciampare
Riformulare
il proprio equilibrio, la destinazione,
Inciampo come occasione
Cambiare direzione
“Nella moltitudine” (di Wisława Szymborska)
nella moltitudine mi ritiro e mi ritrovo. Le formiche sono i miei animali guida.
Amo far fiorire il lavoro collettivo. Di moltitudini sono fatta
Sono quella che sono. Un caso inconcepibile come ogni caso.
inconcepibile, imprevedibile, mutevole e lunatica, così sono stata spesso definita in adolescenza,
io e le mie paturnie, una. moltitudine di paturnie…
In fondo avrei potuto avere altri antenati, e così avrei preso il volo da un altro nido,
sono nata più volte, da nidi diversi, tane e famiglie che mi hanno insegnato ad ascoltare lingue diverse e guardare con occhi sempre nuovi. Ho cambiato strada diverse volte, collezionando lungo la via sguardi diversi.
così da sotto un altro tronco sarei strisciata fuori in squame. Nel guardaroba della natura c’è un mucchio di costumi: di ragno, gabbiano, topo campagnolo. Ognuno calza subito a pennello e docilmente è indossato finché non si consuma. Anch’io non ho scelto, ma non mi lamento.
Nel mio armadio c’è il naso rosso del clown e ci sono le scarpette rosa,
c’è l’educazione e c’è, la rivoluzione,
pelli diverse che ho indossato, e che ora formano un patchwork su quella attuale, piena di spazi vuoti e di silenzi, non da riempire, ma da abitare, poeticamente.
Potevo essere qualcuno molto meno a parte.
e invece ho scoperto di avere un superpotere negli occhi- no, non sono un’ortottista come Laura-
sono una visonaria, amo cercare diversità e meraviglia e far germogliare la poesia.
Poesia che unisce, poesia che fa pensare, poesia come Partecipazione.
Qualcuno d’un formicaio, banco, sciame ronzante, una scheggia di paesaggio sbattuta dal vento. Qualcuno molto meno fortunato, allevato per farne una pelliccia, per il pranzo della festa, qualcosa che nuota sotto un vetrino. Un albero conficcato nella terra, a cui si avvicina un incendio. Un filo d’erba calpestato dal corso di incomprensibili eventi. Uno nato sotto una cattiva stella, buona per altri. E se nella gente destassi spavento, o solo avversione, o solo pietà? Se al mondo fossi venuta nella tribù sbagliata e avessi tutte le strade precluse?
Ci penso spesso, e mi assumo la responsabilità del privilegio che mi è stato concesso.
Ascoltare, accogliere , sospendere il giudizio.
Sono sempre stata dalla parte del bicchiere mezzo pieno,
cercando la bellezza in quel che c’è, e in quel che potrebbe esserci. Proprio in quel mezzo vuoto.
La sorte, finora, mi è stata benigna. Poteva non essermi dato il ricordo dei momenti lieti. Poteva essermi tolta l’inclinazione a confrontare. Potevo essere me stessa – ma senza stupore, e ciò vorrebbe dire qualcuno di totalmente diverso.
E quindi eccomi qui, con tutte le mie moltitudini ad abitare poeticamente Le Stanze del Sé.
Sono Viviana, facilitatrice di Poesiaterapia e allenatrice di stupore e meraviglia, di sguardo poetico negli occhi e nei cuori in crescita.
Opera - Alexander Calder Assembled Bits of Wood, 1935
LA STANZA DEI BI-SOGNI (sognare al quadrato è possibile)
I miei ricordi nascono con la Danza, come se non esistesse un tempo prima destinato ad essere ricordato …. ho iniziato a frequentare un corso di danza da piccolissima: non avendo, per problemi di salute, frequentato l’asilo, mio nonno, allora direttore amministrativo del teatro della cittadina in cui vivevo e sono tornata a vivere, suggerì ai miei genitori di iscrivermi al corso di danza ospitato nelle sale del teatro per avere la possibilità di incontrare altre bambine …. quando guardo le mie foto di allora mi diverto a scoprirmi prematuramente ma ostinatamente fuori dagli schemi, capelli cortissimi, spettinati e ribelli, tenuti insieme faticosamente da una piccola passata bianca che sembrava passare lì per caso … un broncio che lasciava trasparire tutto, troppo per un piccola vita, e un corpicino esile e spigoloso come il mio carattere non avrebbe tardato a manifestarsi. Prima che la danza diventasse passione e necessità è passato del tempo; non ho mai pensato sarebbe stato il mio futuro, mai fantasticato di diventare danzatrice, sempre con i piedi ben radicati a ricordarmi dove fossi e chi fossi, continuavo perché come si può chiedere al corpo di smettere di respirare?
Ma la passione, quando non obnubila, ti lavora dentro, ti mette in discussione, pretende, ti spinge a cercare, a conoscere, ti nutre con la disciplina e ti disseta con la bellezza, cresci con lei, lei diviene parte di te, promessa (o minaccia) di quello che diventerai, ti rende esigente e critica, esercita lo sguardo e sintonizza il sentire, non tradisce e non vuole essere tradita, ti insegna a chiedere, ad apprendere, a restituire ogni dono …. o almeno questa è la mia storia.
Poi la vita ti sorprende e ti mette davanti ad una delle tante scelte …. proseguire gli studi universitari dopo il liceo classico (lettere moderne) o seguire l’invito inaspettato, improvviso e destabilizzante di un coreografo, conosciuto nel corso di uno stage estivo, e fare parte della sua compagnia …. Per paura, senso di inadeguatezza e molto altro ho detto di no….ma ho impiegato un anno a riflettere, a interrogarmi se quella decisione non meritasse di essere ripensata, se quell’esperienza negata per essere consapevolmente abbandonata dovesse essere prima di tutto vissuta …. e nell’estate del 1987 sono entrata nella compagnia di Micha Van Hoecke dove sono rimasta per 27 anni, parte di quel progetto, unico nel suo genere, di vita professionale, artistica ma soprattutto personale chiamato Ensemble: un circo errante di danz-attori di tutto il mondo, uniti alla creazione nel 1981 dall’esperienza del Mudra di Bejart di cui Micha era direttore.
È difficile parlare di Micha, di noi, anime sorelle come spesso ci siamo definite e di quei 27 anni, occorrerebbe fermarsi per riflettere, ricordare, riordinare, per potere fissare sul foglio frammenti di un incontro che per me ha le coordinate di una vita. Tutto in questa storia è movimento e persino i ricordi sembrano avere la stessa sorte: si rincorrono nella memoria intessuti alle emozioni, ancora vive e intense, a comporre una trama densa di eventi. Credo che chiunque abbia avuto l’occasione di incontrare Micha e abbia fatto parte di questo circo si sia messo in viaggio, prima di tutto dentro se stesso e che questo sia il dono più grande che abbiamo ricevuto, inaspettato ma necessario, faticoso ma prezioso per chi sia stato in grado di accoglierlo e per chi abbia voluto farlo germogliare dandogli nuove forme e necessità. Ogni conoscenza di sé è una forma di trasgressione, un termine che con il suo sapore antico (etimologico) riesce a testimoniare la ricchezza e profondità di questo viaggio: in quegli anni siamo stati costretti a superare il limite, il confine fissato, il conosciuto, l’ovvio, il logico, la sicurezza, l’immobilità, l’impotenza, la stanchezza, la sfiducia, la paura, ancora una volta in continuo movimento dall’interno verso l’esterno, in una interminabile sfida alle parti più vulnerabili, più deboli, che, rese più visibili e familiari da questo confronto, sono diventate dei veri punti di forza. Il viaggio nell’Ensemble, con Micha e soprattutto con chi mi è stato e mi è ancora accanto, è stato un cammino di piccoli istanti preziosi, frammenti di un tempo indefinito, parallelo e sospeso, che ora si scopre passato, è il tempo dell’incontro, dell’attesa, della pazienza, della scoperta, come del dolore e della ferita. un rito che si è perpetuato ogni giorno, che si è arricchito sorprendendomi ogni volta, creando profondi cambiamenti e sensibili trasformazioni, intessendo relazioni indissolubili e legami incrollabili nonostante le distanze, le assenze e gli inciampi della vita.
Ogni viaggio ha una storia: un passato che contribuisce a definire i significati degli eventi, un presente che sembra già ricordo e un futuro di cui non conosciamo, per fortuna, il disegno. Solo se mi volto indietro scopro quanto velocemente il tempo sia trascorso e come i giorni abbiano lasciato il posto ai mesi, agli anni. Ho maturato nel tempo, grazie agli insegnamenti, allo stile di lavoro appreso, grazie ai viaggi, agli incontri ma soprattutto grazie all’eterogeneità della nostra compagnia, un caleidoscopio di sensibilità e incongruenze, di biodiversità culturali e di storie private, una comunità fatta di persone prima che di danzatori, la decisione di intraprendere il percorso di formazione in DanzaMovimentoTerapia.
Gli anni in compagnia sono stati anni di sacrificio, sudore, delusione, di lavoro e di costruzione, misti a bellezza, crescita ed educazione sentimentale all’arte, posso solo essere grata a Micha e alla compagnia che mi hanno supportato lasciandomi libera di trovare quella che ora sono.
La formazione in DMT non è mai stata la risposta ad una frustrazione, a una delusione, all’impossibilità di vivere una vita professionale che era invece piena ed appagante, ma anzi un’espansione di quella vita, di quella visione, il frutto di quella trasgressione.
Credo che uno dei temi fondamentali del mio cammino, nella professione come nella vita, sia aspettare che il movimento si renda necessario, senza il timore che possa nascondersi dietro il conosciuto, ma accordandogli fiducia, senza dargli coscientemente forma, lasciando che scaturisca, con forza, rabbia, tenerezza o tristezza, da un intimo e legittimo bisogno.
“Non posso spiegarti cos’è la danza; se riuscissi a spiegarlo, non avrei bisogno di danzarlo.” Isadora Duncan
E neppure io….Michela
Opera - Edvard Munch La danza della vita, 1899-1900
LA STANZA DELLE PAROLE
Sono un’attempata ragazza sul precipizio della sessantina. Dentro. Fuori sono molto ma molto più giovane. Vivo in una piccola cittadina della costa toscana, ridente il giusto, ma con così tanto mare che io le perdono molto. Studi fatti, anche troppi, utili quanto un guinzaglio a un gatto. A proposito, vivo con due gatti ed un marito, esattamente in questo ordine d’importanza, ma d’altra parte lui vive con due moto e con me, esattamente in questo ordine di importanza. Ed entrambi abbiamo lunghe conversazioni con loro. Uno dei miei gatti è un falso invalido, adottato come non vedente ma in grado di buttarsi da altezze himalaiane ed evitare qualsiasi ostacolo (nonché mangiare come un puma a digiuno). Ho lasciato da poco un solido lavoro impiegatizio per un lavoro con persone che sembrano riconoscerti la mattina (e non sempre è un bene). Scrivo racconti che ogni tanto si trovano in giro e che potrebbero a breve far parte di un progetto, con la voce irriverente di queste poche righe, quella profonda e vissuta del viaggio fino a qui e quella nuova che ha imparato ad aggirarsi tra le emozioni con più leggerezza e condiscendenza.
Silvia
Opera - Paola Endellini Neda nel tempo libero, 2008
LA STANZA DEL CUORE
Il liuto Dalle mani magnifiche del cuore sei percorso nobile strumento che stai dentro le labbra del signore. E il tocco è bianco come di una corda che vibra e come la mia rima che dovrebbe essere una parola e invece è un pensiero una canzone. Alda Merini
Serena, un diploma con il massimo dei voti e la lode sotto la guida del M° Alvaro Company presso il Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze.
Perfezionata con vari chitarristi di fama internazionale e ancora molto perfezionabile, fortunatamente.
Ha suonato e suona da sola, in duo, in trio, con i violini, con cantanti, in teatro, in piazze e anfiteatri, si è nascosta nelle quinte accompagnando attori e poeti.
Ha studiato composizione perché voleva sapere cosa suonava ed eseguiva.
Insegna chitarra classica cercando di far amare la musica ai giovani studenti dell’Istituto Comprensivo don Lorenzo Milani di Tavarnelle Val di Pesa, spera di regalare loro una stanza dove sognare, dove poter accompagnare le loro emozioni volando sopra un pentagramma.
Sono Serena–mente musica che oltrepassa le parole, con un gesto o una smorfia comunica con chi parole non ha, facendo suonare chi ha voglia desiderio di raccontare e raccontarsi. Una musicoterapista senza filtri.
Opera - Gustav Klimt La Musica I, 1895
LA STANZA DELL'INCANTO
Nasco quando l’estate giunge al termine e la scuola chiama a nuovi inizi, in quel periodo dell’anno che porta insieme malinconia e fermenti… Credo che in qualche modo questo abbia influenzato il mio temperamento, da sempre attento e sensibile ai saluti e alla fine dei cicli, e costantemente pronto per nuovi progetti, nuove idee e nuove partenze.
Cresco in campagna e questo segna profondamente la mia anima e il bisogno di tornare alla terra per sentirmi a casa, nutrita. Imparo a osservare la natura, ad ascoltarla, a seguire il suo ritmo e a prendermi cura di lei e di molteplici e meravigliose creature.
Gli studi artistici a Pisa, mi permettono di salvaguardare e coltivare la mia sensibilità e di accrescere la ricerca per il bello, in ogni sua forma, forgiando il mio sguardo a farsi sempre più sottile, attento, profondo e sensibile all’incanto.
In Accademia, a Carrara, mi innamoro dell’incisione, del segno come traccia autentica e preziosa, della possibilità che l’arte offre di diventare veicolo narrativo di un’emozione e di un sentire, della potenza curativa e trasformativa che ne può derivare quando le permetti di attraversarti. Vivo questo potere su di me, ne resto completamente rapita, e accolgo il desiderio che sento di condividerla e diffonderla nel mondo. Trovo la risposta a questo iniziando la formazione in arte terapia a Bologna, con ATI. E’ il 2000 e la mia sensibilità è ancora difficile da gestire tanto quanto il mio entusiasmo.
Viaggio e incontro incredibili esseri umani che mi insegnano linguaggi fatti di ascolto, presenza e respiri condivisi. Mi accompagnano verso strade invisibili per raggiungere quei luoghi misteriosi e nascosti che appartengono ai mondi sottili, miei e dell’universo intero. Mi insegnano a vedere l’invisibile, a seguire il sentire, ad allargare il cuore.
Sono Samuela, e continuo a crescere nell’attesa del prossimo incanto, per vivere ancora quell’esperienza che ti toglie le parole e il fiato, per riempirti il cuore di gratitudine e di fede.
Opera - Mark Rothko Blu, Verdi e Marroni 1951
Per questo mese è tutto, ci rivediamo a fine estate, se stare in queste stanze ti è piaciuto, la porta rimane socchiusa, entra quando vuoi e magari invita qualcuno a visitare queste stanze.